Una base militare nel Migliarino con i soldi del PNRR

All’interno del parco regionale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli saranno recintati 730 mila metri quadrati di area protetta per far spazio ad una base militare

In Italia negli ultimi 15 anni sono stati registrati oltre 105 mila ettari in meno, un area più grande della città di Firenze. Ma c’è di più: è giusto cementificare un luogo protetto e con un alto valore naturalistico? E farlo con i soldi del PNRR? Altri investimenti, quindi, sottratti ancora una volta alla sostenibilità, alla faccia della transazione ecologica.

Una base militare a San Rossore

Il Parco San Rossore Migliarino Massaciuccoli è super protetto per il suo patrimonio naturalistico. Si tratta di una riserva che si estende su una superficie di oltre 23.000 ettari tra le province di Lucca e quella di Pisa. Questo parco naturalistico è patrimonio dell’Unesco, in una particolare area di 70 ettari. In questa zona, in passato vi era una ex base militare americana, un centro Radar per l’esattezza, ed è proprio qui che si è deciso di costruire una base militare.

Una petizione contro la costruzione della base militare a San Rossore

I fondi europei finanzieranno la nuova base militare, ed è già stata destinata al Primo Reggimento dei Carabinieri paracadutisti della divisione Tuscania, al nucleo cinofili dell’Arma e al quartiere generale del Gruppo interventi speciali (Gis). Tutto il mondo ambientalista è insorto contro questa scellerata scelta, dai responsabili del Parco alle associazioni ambientaliste, che hanno pensato di lanciare una petizione

Nella petizione, fra l’altro si legge – La trasformazione in base militare di una riserva naturale, che da oltre 40 anni è riconosciuta come area protetta per decisione della Regione e dello stesso Stato, va contro la missione “green” e non ha nulla a che vedere con la vocazione di “resilienza”, ora prontamente sacrificata a esigenze militari.

Costruire una base militare in un parco naturalistico, forse non è la sola scelta assurda di questi tempi. Paghiamo e pagheremo nei prossimi anni, le mancate scelte dei governi che non hanno reso l’Italia indipendente dal gas russo. Non sono state fatte scelte strategiche riguardanti il fotovoltaico e le energie rinnovabili, solo oggi, si cerca di correre ai ripari, cercando di cancellare o snellire l’odiosa burocrazia italiana, che di fatto blocca molte opere e non solo, blocca letteralmente il paese.

Ma la più grande notizia è che il Ministro degli Esteri, con l’Amministratore delegato Eni e con il Ministro della transazione ecologica Roberto Cingolani, per liberare l’Italia dalla dipendenza dal gas russo, vanno a chiederlo in Africa ad altri paesi con regimi dittatoriali. In pratica da una dittatura ad altre dittature, in nome dell’Italia, in nome dell’indipendenza energetica, in nome del condizionatore, indispensabile per l’afa ( dovuta all”inquinamento, al petrolio, al fossile, ai cambiamenti climatici).

fonte immagini: ParcosanRossore

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