Lettera dal passato. Cara Ornela, ti scrivo: Non abbassare l’asticella

L’eco è rimbalzata su tutti i quotidiani. Il video è diventato virale. Non abbassare l’asticella – è stato il suo grido. D’istinto, mi verrebbe da dire – L’asticella l’abbiamo già abbassata e da troppi anni ormai.  

Ornela Casassa ha acceso i riflettori su una piaga, su uno status che da secoli è la normalità.

In un video la giovane ha raccontato di aver ricevuto un’offerta per un lavoro sottopagato, il filmato messo in rete ha raggiunto subito 2 milioni di visualizzazioni. 750 euro al mese era l’offerta. 

Il commento

Ho sempre accettato lavori a nero e sottopagati. Ha ragione Ornela quando dice che non bisogna abbassare l’asticella, ma lo abbiamo fatto, e abbiamo continuato. “Cosa posso fare” direbbe un giovane di trent’anni fa. Anch’io l’ho detto. Accetti è la risposta.

Succede se un’alternativa non c’è. 

Era l’unico modo per inserirsi in un mondo del lavoro, che era ed è una giungla. In cambio di uno stipendio da fame, certo, ma anche in cambio di un po’ di esperienza. Il sogno era quello d’imparare quanto più possibile, e ingenuamente credere nel riscatto. Invece, accettare d’imparare in cambio di uno stipendio da fame, significava, quasi sempre, accettare un stipendio da fame, però da un’altra parte.  

Ancora oggi è così, me ne accorgo, perfino ora che con l’esperienza accumulata lavoro autonomamente. I mercenari s’incontrano sempre. E dicono le stesse cose, pensano le stesse cose. Hanno l’aria di chi è al mercato per comprare le arance e non una professionalità, un Know how, un tempo, una BIP di competenza! Pensano solo al profitto, e in modo sottile, ma alcune volte anche no, ti fanno capire – Guarda che vado da un’altra parte! Tanto, c’è chi accetta. 

La riflessione non è semplice. Non si esaurisce con il dire che non è giusto accettare stipendi da fame e amen. Il lavoro ti nobilita, mentre altri si arricchiscono. Il lavoro ti apre anche la mente a nuovi progetti, il lavoro ti fa acquisire una forma mentis, un modo di vedere le cose a 360 gradi. Tra il sottopagato e il nero, vieni spesso deriso, quasi sempre il tuo datore di lavoro ti fa un piacere a farti lavorare, devi pure ringraziarlo (Ce ne sono tanti che accetterebbero!). Per non parlare dei rospi che mandi giù e delle varie ingiustizie. Dei ricatti sottintesi, piccole angherie, prepotenze. 

Ogni tanto una piccola gioia arriva, una pratica fatta bene, un complimento da un cliente, qualcosa che ti lascia immaginare per un attimo che forse vali. 

Ho guardato al reddito di cittadinanza con due sentimenti contrastanti, amore e odio. Piacere da un lato, rabbia dall’altro.

Ma poi ho anche pensato a tutte quelle cose che la mente partorisce per consolarsi un po’  –   Che se non avessi accettato un lavoro a nero e sottopagato, non avrei imparato quello che ho imparato, non avrei conosciuto ciò che oggi so. Non avrei sviluppato una mente che mi fa pensare che nulla è impossibile, e che se una cosa non l’ho mai fatta, non è detto che non ci riuscirò. E ci riesco. Sempre. 

E allora ho pensato che questa sottospecie di  possibilità, forse, i percettori del reddito non l’hanno mai avuta. Avere dei soldi a fine mese, fissi, garantiti, senza aver fatto nulla,  è e resta, secondo me, un’occasione mancata. 

Significa che non sai fare nulla, e che la frase – Non vali – è vera. La costruisci insieme a uno Stato che cerca di scusarsi per le sue mancanze, che assolve nuovamente i farabutti, i quali continueranno. Al massimo si lamenteranno che nessuno vuole lavorare. 

Conosco a memoria le operazioni che si effettuano in un ufficio postale (la strada per andarci l’ho consumata, anche sotto al sole e con la pioggia), capisco di amministrazione e contabilità aziendale, ho competenze legali, so come funziona il mercato dell’energia e del gas. Ho nozioni di finanza, economia  e assicurazioni. 

La più grande opportunità della mia vita è stata il primo giorno di scuola. Ringrazio i miei per aver fatto l’iscrizione in prima elementare. E quindi, ho imparato a leggere e a scrivere e da allora non ho più smesso. 

Qualsiasi cambiamento è un cambiamento culturale, altrimenti è altro.

Il più grande regalo che si possa ricevere è la cultura (e la possibilità di potervi accedere). La cultura è una leva, un’ascensore (anche se quella sociale l’hanno distrutta dannazione!). Nessuno ce la può portare via. Il bello forse, deve arrivare.

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