Prove di dialoghi mediterranei

L’esperimento è partito il 10 febbraio scorso a Catania. Poi, l’esperimento continua on line, per chi c’era e per chi non c’era. Per riprendere il filo del discorso

Ascoltare, incontrare, pensare. Conoscere. Libertà. Prigioni. Individui. Emozioni. Fatalismo. Ragionamenti.

A domani, 4 aprile allora. Alle 19.00 ora italiana. Proseguiamo i – Dialoghi Mediterranei (online), primo episodio – recita il post di Simone Perotti

Non veniamo a mani vuote. Portiamoci dietro, ognuno di noi, “l’idea non chiara”. Come fosse un pranzo al sacco, un bagaglio a mano che viene da casa, dal tavolino in soggiorno dove la teniamo sempre. Quel punto, quei punti, quegli argomenti, sono sempre lì, cioè nel cuore e nella mente. Sempre lì a tentare di sbarrare la strada, il peso che impedisce.

E badate bene, qualcuno pensa che si tratti di un ostacolo esterno, la casa, i soldi, il lavoro, il rapporto con questo o quello. Un nemico, magari. Il salvifico nemico. Ma non è così. Le rivolte di piazza, le rivoluzioni, i gradoni evolutivi, sono processi che accadono fuori SOLO dopo che dentro è successo qualcosa. Dov’è la tensione morale, il coraggio di prendere QUEL fatto, quell’ostacolo vero, inconfessato, profondo, e rimuoverlo? E cosa possiamo rimuovere che non ci siamo prima detti a parole sonore… la frase mai pronunciata, quella che deve restare sempre in silenzio, in sordina, altrimenti crolla tutto? Quella che se non la dici non fa crescere niente…

Tra un uomo e la sua libertà non c’è mai un muro spesso. Nessuno vive in un bunker. C’è un velo, semmai, e la nostra prigione è quasi sempre una tenda sottile, qua e là trasparente. Vediamo perfino attraverso quel velo, possiamo spesso capire quale sia la realtà… Ma un telo leggero è sufficiente a separarci dal mondo almeno finché non decidiamo di squarciare il silenzio. Basta pronunciare quelle parole, le uniche vere, le uniche riferite a noi, e la garza si strappa…

Le parole, dopo i pensieri solitari e silenziosi, appena prima delle scelte… siano per noi il coltello. E domani è un giorno per affilare lame…

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