Le periferie del mondo, i centri, l’urbanizzazione

Ogni grande città ha una periferia, una terra di nessuno sconosciuta. Le periferie hanno sempre avuto una lunga storia, un momento di rivincita, potenzialità sprecate e speranze disattese

Soho, ad esempio, è uno dei quartieri londinesi più pericolosi e violenti, soprattutto di notte. Qui la prostituzione è diffusa e numerosi spacciatori vendono la roba indisturbati. Brixton, altro quartiere della capitale inglese, è frequentato da Baby Gang ed è pieno di ubriachi che girano per le strade. New York, Parigi, Madrid ovunque esistono periferie, considerate i margini delle grandi metropoli. Appendici pericolose e malsane, ma cosa nascondono realmente?

Quante volte da alcuni quartieri e da aree periferiche arrivano storie di rivincita? Spesso, nell’immaginario collettivo la periferia è un luogo di passaggio, di transizione; in realtà sono zone ricche di potenzialità, nella maggior parte dei casi inespresse.

Il centro del mondo dov’è?

Chi stabilisce quale sia il centro di una città, o il centro della vita sociale, politica, economica? Dove risiede la cultura, la conoscenza? Quando parliamo di centro, a cosa ci riferiamo? al centro di cosa? Forse, se ci inoltrassimo in queste domande a labirinto, rischieremmo di non uscirne.

Spesso, le periferie sono vittime di degrado, soprattutto per l’abbandono dello Stato, che qui non investe, che non è presente abbastanza sul territorio. Pensiamo a Scampia, a Secondigliano. Ebbene, qui è in atto una rivoluzione, una rinascita che pochi riconoscono. Le associazioni culturali presenti sul territorio fanno tanto, molto di più di quanto farebbe lo Stato. In un articolo su corrieredisannicola si parla proprio dell’Università aperta a Scampia. A Napoli sono tanti i quartieri che vivono un momento d’oro di riscatto. E come accade per le periferie della città partenopea, questo focolaio di cultura, di idee e di voglia di fare si trova in quasi tutte le periferie del mondo, che hanno gran voglia di emergere. Nella maggior parte dei casi ci riescono.

Nell’articolo si legge…

Chi c’è in prima fila all’inaugurazione?

Certamente il sindaco di Napoli Manfredi che rilascia interviste a destra e a manca, l’immancabile Governatore Vincenzo De Luca, insomma i simboli, i rappresentati delle istituzioni ci sono tutti. A rappresentare proprio quello Stato che non c’è mai stato. Strano vero?

Urbanizzazione a caso

Non tutti gli amministratori sanno che le città come le periferie hanno bisogno di piani di urbanizzazione, che organizzino i territori, che introducano servizi, spazi verdi, stabili costruiti a norma, rispettando le leggi abitative. Non tutti i politici sanno che per gestire le cose (non solo la cosa pubblica) c’è bisogno di criterio.

In molti centri abitati alla non-pianificazione urbanistica in alcuni casi ha fatto seguito una risposta in termini di iper-pianificazione, che si è rivelata la soluzione peggiore.

Le periferie sono diventate vittime della sperimentazione e dell’improvvisazione, dell’ostinazione verso modelli sociali rivelatisi fallimentari.

Alcuni esempi in italia sono Corviale (Serpentone). Si tratta di un edificio a Roma, vicino a via Portuense. Nello stabile vivono circa 9mila persone in condizioni di degrado assoluto.

A Napoli esistono molti quartieri e paesi agganciati l’uno all’altro. Ogni quartiere ha una sua storia, una cultura e una tradizione uniche. Alcuni quartieri di Milano sono senza dubbio più pericolosi della Napoli raccontata nelle fiction di Camorra.

Molte periferie per foruna sono hub di idee.

Le innaturali concentrazioni metropolitane non colmano alcun vuoto, anzi lo accentuano. L’uomo che vive in gabbie di cemento, in affollatissime arnie, in asfittiche caserme è un uomo condannato alla solitudine (Eugenio Montale)

Periferie o centro di Londra

Westminster è una delle destinazioni turistiche più conosciute frequentate di Londra. Nel quartiere di trova il big Ben, il West End, Buckingham Palace, Oxford Street. Eppure, il centro nevralgico della capitale britannica è una delle zone con il più alto tasso di criminalità. Borseggiatori e rapinatori qui sono sempre all’opera. Come Westminster ci sono altri quartieri londinesi a rischio, anche se all’apparenza potrebbe far pensare diversamente.

Come cambiare le città e le periferie?

Spesso si parla di riutilizzo e rilancio delle periferie. Architetti e ingegneri propongono soluzioni per trasformare ex edifici industriali o caserme, depositi in fabbricati meno deturpanti.

Dietro alla logica del rilancio, ci sono, purtroppo ancora una volta ragioni economiche. Milano, ad esempio, sta passando dall’industria manifatturiera a una società basata sui servizi e sulla cultura. Le idee guidano il mondo, e il pensiero architettonico di immaginare gli spazi e le città deve avere una matrice ideologica e morale. Il lockdown e lo smart working aveva riportato molte persone a spostarsi nei paesi d’origine (spesso al Sud d’Italia). Oggi, si sta vivendo un altro momento difficile e di transizione, e guardare o prevedere il futuro non è facile.

Sempre a Milano, al posto dell’ex-Pirelli è sorto un quartiere signorile all’interno di un piano urbanistico fatto bene, funzionale sotto molti punti di vista.

Dove vivere? La scelta dei luoghi

La scelta del proprio spazio è tutto. Il luogo cambia tutto, infatti, può aprire o chiudere orizzonti. Una pianta può crescere o morire se interrata in un giardino o in un vaso sul terrazzo; dipende dal sole e dalla giusta umidità, dall’ombra, da chi e cosa c’è intorno.

Quando decidiamo di visitare un luogo, perché lo facciamo e cosa ci aspettiamo? In realtà, cerchiamo un nuovo spazio in cui poterci ritrovare, in cui poter vivere uno stato dell’anima diverso, più concentrato, di un altro colore. Luoghi e scelte non sono mai frutto di un caso. Arredare una periferia o un centro abitato non è una questione semplicemente architettonica. Vivere in una periferia o in un piccolo paesino non vuol dire essere tagliati fuori dal mondo, o essere lontani dalla cultura e da tutto ciò che il mondo chiama – centro-

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