Dove l’uomo distrugge molto spesso la natura pone rimedio facendo leva sulla propria forza di rigenerazione; è ciò che è avvenuto nelle terre di San Giuseppiello, Giugliano in Campania, confiscate alla famiglia Vassallo. Accanto alla discarica Ex Resit, per anni Gaetano Vassallo, oggi collaboratore di giustizia, ha sotterrato scorie industriali gestite dal clan dei casalesi con la complicità di concerie toscane. Su circa sei ettari e mezzo di terreno è stato avviato nel 2016 il progetto di risanamento Ecoremed, grazie ad un gruppo di ricercatori dell’Università Federico II di Agraria guidati dal professore Massimo Fagnano e al Commissariato di Governo per le bonifiche delle discariche di Giugliano. Il progetto consiste nel bonificare il terreno attraverso la fitoremediation, ossia l’innesto di prati di gramigna e filari di pioppi. Si tratta di un progetto pilota, che potrebbe essere messo in atto per bonificare altri terreni inquinati. L’esperimento utilizza tecniche di fitorisanamento che attraverso piante e microorganismi presenti nel terreno ripulisce il suolo da scorie di ogni genere. Nella zona sono stati piantati ventimila pioppi per una spesa totale di 800 mila euro. Le analisi del terreno avevano rivelato una forte presenza di pellami (22 tonnellate) e metalli pesanti (in particolare cromo 100 volte superiore ai limiti consentiti), che a distanza di un anno dall’avvio del progetto di fitorisanamento sono completamente spariti. L’utilizzo di questa tecnica permette il ritorno alla coltivazione dei terreni inquinati, che non potrebbe avvenire se si utilizzassero tecniche di bonifica tradizionali e molto più costose.
Azione depuratrice dei pioppi: come avviene
Sono le radici dei pioppi a svolgere una vera e propria azione depuratrice grazie anche alla microflora che attraverso batteri e funghi riesce a biodegradare le sostanze nocive esistenti nel terreno. Il prato di gramigna ha permesso di mettere in sicurezza il sito, impedendo ai metalli pesanti di alzarsi dal suolo. La seconda fase è stata l’inserimento di pioppi che hanno svolto un’importante azione di riparo dal vento. Prima dell’avvio di questo progetto la zona da bonificare è stata oggetto di attente analisi ed esami; vi è stato un monitoraggio molto dettagliato con tecniche innovative che hanno permesso di realizzare mappe estremamente minuziose. Il team di esperti ha scoperto che il terreno vulcanico di San Giuseppiello impedisce alle sostanze nocive di filtrare in profondità e di contaminare le falde acquifere. I ricercatori della Federico II effettueranno costantemente verifiche per analizzare la composizione del terreno, gli elementi in esso presenti con il passare del tempo e per monitorare i risultati raggiunti. Questo metodo permette di bonificare un ettaro di terreno con circa 100 mila euro, salvaguardando il paesaggio e rispettando l’ambiente ma soprattutto rendendo i terreni bonificati di nuovo fertili. Si tratta di una sfida e di un grande esempio; la legalità che prende il posto dell’illecito, la ricerca che mette in pratica tecniche innovative, che diventa scuola, officina. Una sfida da vincere assolutamente e da ripetere – E’ però imbarazzante apprendere che alcune industrie responsabili del disastro ambientale, specie nella terra dei veleni, Crotone, oggi sviluppino metodi innovativi per la bonifica dei terreni da loro inquinati, sfruttando piante selezionate e particolari microrganismi.
Raffaele Cantone a Giugliano – Giovanna Angelino sul corrieredisannicola