L’ambiente diventa una religione

Religione più verde: nuova alleanza islamica per la Terra è il titolo di un articolo apparso su newframe. Sulla scia della Chiesa cattolica, la comunità islamica globale sta finalizzando una nuova Carta della Terra per incoraggiare i musulmani a combattere l’inquinamento, i cambiamenti climatici e altre minacce per il pianeta.

Utilizziamo un linguaggio di definizioni, anche se non ha più senso, ormai, usare il termine ambientalista; il pianeta è la nostra casa e tutti dovrebbero averne rispetto. Perfino il Papa, in più di un’occasione si è scagliato contro quell’economia che distrugge, a favore di guadagni a tutti i costi, che sacrificano le risorse. Dio non ha mai concesso agli umani un dominio incontrastato sulla natura, dichiara Bergoglio. Quante volte ha parlato di creato! L’uomo è nato libero, Dio non lo fa creato simile a un robot con un funzionamento meccanico, né come un automa. La libertà, però, può diventare un’arma a doppio taglio e scoppiarci fra le mani. È ciò che sta accadendo con il pianeta che stiamo uccidendo, e non è più un gioco né un problema secondario, è una priorità e deve entrare nella mentalità di ognuno, nelle abitudini e negli stili di vita.

Quali sono i nostri comportamenti per salvare il pianeta?

Molto possiamo fare contro inquinamento e sfruttamento indiscriminato delle risorse. Scegliamo, ad esempio, di non mangiare carne, per innumerevoli motivi, non solo per l’ambiente e le enormi risorse che sono impiegate negli allevamenti intensivi, ma anche per questioni etiche e morali. Ormai, gli studi scientifici hanno ampiamente dimostrato che il consumo di carne è una delle principali cause di molte malattie. In natura, far ortaggi, legumi, frutta e verdure ci sono tutti gli elementi dei quali gli esseri umani hanno bisogno per nutrirsi.

Papa Francesco ha dipinto un quadro cupo:  È straordinario quanto siano state deboli le risposte politiche internazionali. Il fallimento dei vertici globali sull’ambiente rende chiaro che la nostra politica è soggetta alla tecnologia e alla finanza … gli interessi economici finiscono facilmente per prevalere sul bene comune … qualsiasi tentativo genuino da parte di gruppi all’interno della società di introdurre il cambiamento è visto come un fastidio … dobbiamo con forza respingere l’idea che il nostro essere creati a immagine di Dio e il nostro dominio sulla Terra giustifichi il dominio assoluto sulle altre creature.

L’Anima verde dell’Islam: la religione ambientalista

la comunità musulmana globale sta redigendo la sua nuova carta ambientale, intitolata Al-Mizan: A Covenant for the Earth. La bozza dovrebbe essere completata entro la fine di marzo, con la versione finale pubblicata in ottobre.

La Laudato si’ ha ispirato molti cristiani e persone di altre religioni, ha detto Iyad Abumoghli, direttore fondatore con sede a Nairobi del progetto Faith for Earth del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. Diverse istituzioni e leader religiosi hanno rilasciato dichiarazioni sui cambiamenti climatici o invitano ad agire sulla biodiversità, le foreste pluviali e altre sfide ambientali. Tuttavia, queste rimangono espressioni di posizioni e solidarietà con la natura. Ciò che è necessario è uno sforzo concertato che traccia la via da seguire e coinvolga i seguaci in azioni significative da parte di tutte le religioni paragonabili alla Laudato si’.

I musulmani costituiscono oltre un quinto della popolazione mondiale e possono offrire all’umanità importanti prospettive islamiche su come mitigare gli impatti della crisi senza precedenti che stiamo vivendo.

Le principali linee guida islamiche

La nuova carta islamica aiuterebbe a identificare ciò che l’Islam può fare per garantire che le generazioni future ereditino un pianeta sano e sostenibile.

Studiosi e istituzioni islamiche hanno collaborato con Faith for Earth, l’Organizzazione mondiale per l’educazione, la scienza e la cultura islamica, la Fondazione islamica per l’ecologia e la scienza ambientale, l’Università di Uskudar a Istanbul, il Giardino botanico coranico e il College of Islamic Studies e Hamad Bin La Khalifa University in Qatar per redigere la carta, ha detto Abumoghli. Ci sono due squadre, una che rappresenta queste organizzazioni e “una squadra di studiosi che rappresentano diverse regioni e sette islamiche. 

Moulana Shuaib Appleby, membro del MJC e capo della Moschea Coowatool in Loop Street, Città del Capo, ha accolto con favore l’iniziativa. Il suo interesse per le questioni ambientali si è approfondito dalla sua nomina nel consiglio di amministrazione del Southern Africa Faith Communities ‘Environmental Institute (SAFCEI), un’organizzazione multi-religiosa lanciata nel 2005 per supportare i leader religiosi e le loro comunità per aumentare la consapevolezza, la comprensione e l’azione sull’ambiente.

Appleby ha affermato che è essenziale che i leader religiosi e di fede lavorino insieme per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni ambientali all’interno delle loro comunità. Ha detto che la SAFCEI ha anche lanciato una campagna per installare energia rinnovabile come pannelli solari e turbine eoliche nei luoghi di culto, ma ha detto che è necessario fare di più per attuare campagne all’interno delle comunità. Per quanto sia fantastico condividere la teoria e discutere idee su questioni ambientali globali, vi è la necessità di progetti più tangibili per le persone comuni sul campo.

Un punto di svolta

Mizan è progettato per cambiare la situazione e incoraggiare i musulmani a fare tutto il possibile per salvaguardare il pianeta… In molti luoghi stiamo perdendo la nostra connessione con la natura. Mizan contribuirà a fornire ai musulmani una serie di standard autorevoli da seguire nella loro vita quotidiana.

A un livello più ampio dell’Iniziativa Faith for Earth, Abumoghli vede opportunità di lavorare con istituzioni religiose, che spesso sono grandi investitori, per rendere verdi i loro beni e ridurre la loro impronta ambientale.

Nella Laudato si ‘, papa Francesco lamentava il declino della qualità della vita umana, soprattutto tra i poveri. Il degrado ambientale non potrà essere risolto se la società non si occuperà delle cause di miliardi di persone impoverite, dal crollo sociale, all’’aumento della violenza, dal crescente uso di droghe da parte dei giovani e dalla perdita di identità.

Tuttavia, l’enciclica di Francesco si conclude con una nota positiva, dove parla del dovere di prendersi cura del creato attraverso piccole azioni quotidiane come evitare l’uso di plastica e carta, ridurre il consumo di acqua, separare i rifiuti, cucinare solo ciò che può essere ragionevolmente consumato, mostrando cura per altri esseri viventi e utilizzando i mezzi pubblici.

Non dobbiamo pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo. Fanno beneficio alla società, spesso a nostra insaputa, perché invocano una bontà che, anche se invisibile, tende inevitabilmente a diffondersi.

La leadership è fondamentale – i credenti devono ascoltare riflessioni ecologiche dal pulpito e leggerle nelle pubblicazioni diocesane e parrocchiali per contrastare i presupposti secondo cui l’ambientalismo è superfluo, se non irrilevante, per la fede… Dobbiamo anche parlare di moralità senza moralismo.

Fonte: Newframe

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