Mobility Manager, la figura obbligatoria per la ripartenza

Settembre è arrivato e tutto riparte, e il rinnovamento è la parola d’ordine con la quale iniziare un anno pieno di innovazioni e cambiamenti. La figura del Mobility Manager servirà ad agevolare lo svolgimento dello Smart Working per le attività che ancora ne usufruiranno.

Mobility Manager, Chi è e cosa fa?

In realtà, la professione di Mobility Manager nasce nel 1998, ma solo da quest’anno diventa una figura obbligatoria per aziende con oltre 100 dipendenti. Il ministro dei Trasporti e delle Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, ha, infatti, firmato con il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani il decreto sull’istituzione della figura obbligatoria per le aziende sopra i 100 dipendenti e per i Comuni con oltre i 50.000 abitanti.

Cosa farà nello specifico questa nuova figura? In base a ciò che stabilisce la legge, il Mobility Manager si occuperà, in particolare, del piano degli spostamenti casa-lavoro del personale delle aziende, che sono obbligate ad adottarlo.

Il nuovo professionista si occuperà delle attività di decisione, pianificazione, gestione e promozione di soluzioni ottimali, per facilitare gli spostamenti di lavoro ed eventualmente individuare criteri per spalmare lo smart working lungo la settimana.

Si tratta di una grande occasione per ottimizzare lavoro, sfruttando la sinergia con altre amministrazioni; alcuni punti fondamentali da studiare sono i prezzi dei trasporti, gli orari più affollati, anche nel rispetto delle regole anti-Covid.

Obiettivo del progetto pensato dai Ministeri in questione è quello di creare una rete di aziende e pubbliche amministrazioni che collaborino fra loro per agevolare politiche di trasporto locale sostenibile.

Dati dall’Associazione Euromobility

Sono oltre 850 i Mobility Manager presenti attualmente nelle aziende italiane, secondo i dati disponibili dall’Associazione Euromobility. Nei prossimi mesi si attendono picchi di richieste di queste figure, e di conseguenza una crescita formativa. Rispetto al 1998, il professionista deve fare i conti con nuove competenze, a causa della pandemia. Infatti, l’attenzione è rivolta non solo all’ottimizzazione degli spostamenti, ma anche all’ambiente, alla salute dei dipendenti e alla gestione dello Smart working.

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