Cop27, Cosa chiede Greenpeace al Summit ONU

Conferenza Cop27, Greenpeace chiede ai paesi più ricchi di sostenere economicamente gli Stati e le comunictà più vulnerabili ai cambiamenti climatici

Greenpeace ritiene che, nell’ambito del vertice sul clima (COP27) che prenderà il via tra pochi giorni in Egitto, sia possibile e necessario compiere progressi significativi e positivi nei confronti dei Paesi più colpiti dalla crisi climatica e dai disastri ambientali, sia in termini di giustizia che di supporto economico con impegni finanziari reali.

La Cop27 si terrà a Sharm El-Sheikh dal 6 al 18 novembre.

Messaggio di Benvenuto dal Presidente Abdel Fattah El-Sisi

L’organizzazione della COP27 nella città verde di Sharm El-Sheikh quest’anno segna il 30° anniversario dell’adozione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Nei trent’anni trascorsi, il mondo ha fatto molta strada nella lotta al cambiamento climatico e ai suoi impatti negativi sul nostro pianeta; ora siamo in grado di comprendere meglio la scienza alla base del cambiamento climatico, valutarne meglio gli impatti e sviluppare meglio strumenti per affrontarne cause e conseguenze.

Secondo Greenpeace, il summit dell’ONU sul clima avrà successo solo se saranno stipulati i seguenti accordi:

  • L’istituzione di un meccanismo di finanziamento delle perdite e dei danni (loss and damage) che sostenga economicamente i Paesi e le comunità più vulnerabili ai cambiamenti climatici;
  • Garantire che l’impegno preso dagli Stati Uniti per 100 miliardi di dollari, da destinare a misure di adattamento e per aumentare la resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici, venga attuato e sostenga i Paesi a basso reddito, onorando così l’impegno assunto dai Paesi più ricchi durante la COP26 di raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento entro il 2025;
  • Vigilare affinchè tutti i Paesi adottino un approccio di transizione giusta ed equa e un rapido abbandono delle fonti fossili, compresa la cancellazione di tutti i nuovi progetti di sfruttamento dei combustibili fossili, come raccomandato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia;
  • Chiarire che il limite di aumento della temperatura media globale di 1,5 gradi entro il 2100 è l’unica interpretazione possibile e accettabile dell’accordo di Parigi. Allineare inoltre a questo obiettivo il phase out globale della produzione e consumo di fonti fossili;
  • Riconoscere il ruolo centrale della natura in diversi ambiti: nella mitigazione e nell’adattamento, come simbolo culturale e spirituale e come dimora di flora e fauna. La protezione e il ripristino della natura devono essere perseguiti parallelamente all’eliminazione dei combustibili fossili e con la partecipazione attiva delle popolazioni indigene e delle comunità locali.

Sentirsi al sicuro è vitale per il benessere di tutti e tutte noi e per il Pianeta. Questo dovrebbe essere il senso della discussione di questa COP27 .

La giustizia climatica, le responsabilità di chi inquina e il supporto finanziario ai Paesi più colpiti dalla crisi climatica passata, presente e futura sono i tre ingredienti fondamentali per il successo del vertice, dichiara Yeb Sano, Direttore Esecutivo di Greenpeace East Asia e Capo della delegazione di Greenpeace presente alla COP27. 

«Questa conferenza è un momento cruciale per ascoltare le voci e risolvere le istanze dei Paesi del sud del mondo, delle popolazioni africane che si stanno ribellando contro gli inquinatori e l’eredità coloniale dell’estrattivismo», afferma Melita Steele, direttrice delle Campagne di Greenpeace Africa. 

Gli stessi governi africani devono andare oltre le loro giuste richieste di finanziamenti per il clima e disinvestire dall’espansione dei combustibili fossili. Secondo Greenpeace questi Paesi dovrebbero promuovere un percorso socio-economico alternativo, basato sull’espansione di energie pulite e rinnovabili, che dia la priorità alla protezione della natura per migliorare il benessere della popolazione africana.

Animali selvatici: Quali sono gli effetti dei cambiamenti climatici?

Secondo il Living Planet Report 2022, realizzato dal WWF e e dalla Zoological Society of London, gli animali selvatici sono diminuiti  del 69%.

Thomas Vellacott, CEO Wwf Svizzera sostiene che – «Con più aree protette, un cambiamento nella gestione del territorio e un consumo più sostenibile, possiamo arrestare la perdita di biodiversità. Per questo, in seno alla Conferenza mondiale sulla natura la Svizzera deve adoperarsi a favore di un accordo che riduca in modo massiccio l’impronta ecologica delle nostre società, tuteli i nostri ecosistemi e garantisca sempre e comunque la partecipazione e i diritti delle comunità locali e delle popolazioni indigene».

Fonte: Greenpeace

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