Carta e bioplastica le nuove frontiere di chi ama il cibo sano e vuole anche rispettare l’ambiente
Da molti anni ormai vi è un consumo più consapevole, grazie anche all’informazione tanto che i consumatori si preoccupano di salvare l’ambiente e il mare soprattutto dalla plastica. Da un po’ di tempo le aziende studiano particolari materiali per contenere i cibi, che abbiano caratteristiche simili alla plastica. Purtroppo in Italia il riciclo di plastica è solo al 50%, nonostante la presenza in moti luoghi di impianti di riciclo plastica.
Come complicarsi la vita
L’uomo ha nel dna la tendenza a complicarsi la vita: mare pulito, aria pulita, natura. L’essere umano inquina, sporca e distrugge. Le industrie e le fabbriche riducono i costi e per questo inquinano, l’acqua e i succi di frutta deve vendersi in contenitori di plastica per agevolare le fabbriche che producono plastica. Quando alcune tendenze vanno oltre il limite, ci si accorge di aver sbagliato e vi è un ritorno al passato, con il freno di chi ha tutto l’interesse ad evitare questa “controtendenza” o “retromarcia”.
Cos’è la Bioplastica?
Chi fino ad oggi ha inquinato o favorito l’inquinamento, oggi (sembra strano?), ha studiato diverse soluzioni: contenitori in bioplastica per i cibi (ortofrutta, carni, insalate ecc.). I negozi bio sono stati i primi ad adottare contenitori riciclabili, Tetra Pak , la famosa multinazionale svedese, ha dichiarato che entro il 2018 saranno disponibili cannucce biodegradabili. Inoltre, sul sito ufficiale sottolinea l’obiettivo della società di fermare l’mpatto climatico del 2020, indipendentemente dalla crescita aziendale.
Cos’è la plastica biodegradabile?
La composizione di una materia plastica non condiziona la sua qualità biodegradabile. La biodegradazione, infatti, è un processo in cui microbi, funghi e altri microrganismi decompongono un determinato materiale tramite complessi processi enzimatici. Tutti i materiali, quindi, risultano essere biodegradabili, ma per ragioni pratiche solo quelli che si degradano in un periodo di tempo relativamente breve (solitamente settimane o mesi) vengono definiti tali. Inoltre, non tutte le bioplastiche sono considerate biodegradabili: quelle che non si decompongono nel giro di settimane o mesi vengono infatti definite “durevoli”. Esistono polimeri plastici a base di petrolio che, in condizioni ottimali, si decompongono più in fretta delle loro controparti a base di biomasse organiche.
Bioplatica, quali utilizzi e in quali settori?
La bioplastica esiste da più di cento anni. Olio di mais e di soia erano due elementi usati nella fabbricazione di alcune parti delle macchine Ford. In tempi più recenti, molti prodotti di uso quotidiano sono composti da bioplastica, quali i contenitori alimentari, le buste della spesa, gli utensili biodegradabili e molti altri. I polimeri plastici “bio” possono anche essere impiegati in applicazioni di livello ingegneristico, come negli involucri degli accessori elettrici ed elettronici. Tali materiali si sono fatti strada in molti settori industriali, dall’automotive all’elettronica, dall’agricoltura al tessile.
Bioplastica: Svantaggi
Quali sono, invece, i suoi svantaggi?
Uno degli svantaggi della bioplastica è che molte persone hanno difficoltà nel distinguere quale materia plastica o bioplastica sia biodegradabile, compostabile o riciclabile. Per questo motivo, molte bioplastiche vengono differenziate in modo sbagliato. La scorretta differenziazione o la mancanza di luoghi appropriati in cui convogliare tali rifiuti diminuisce nettamente il valore dei potenziali vantaggi insiti in questi materiali. Un ulteriore svantaggio riguarda la coltivazione di materie prime rinnovabili e di biomassa, che rischia di incidere molto sulla carbon footprint.
Bioplastica – La definizione ufficiale dell’European Bioplastics è la seguente:
– un tipo di plastica derivata da materie prime rinnovabili come amido di mais, grano, latte o topica – La bioplastica si decompone entro qualche mese a fronte dei millennni necessari per la decomposizione della plastica tradizionale.
Oltre le scelte delle multinazionali vi sono i comportamenti dei cittadini, che spesso sono più importanti e determinanti di qualsiasi strategia commerciale. E’ noto che la produzione di contenitori biodegradabili abbia costi maggiori e questi ultimi ricadano sui consumatori, almeno fino a quando gli imballaggi ecologici non verranno prodotti su larga scala.
Molti consumatori, per ridurre l’inquinamento acquistano bottiglie d’acqua in vetro, con la formula reso. Se almeno il 50% delle persone avesse la stessa abitudine si ridurrebbero tonnellate e tonnellate di plastica, la quale finisce inevitabilmente in mare.
Infine vi sono quei cittadini che sono troppo impegnati per salvare l’ambiente e il mare (il bagno si può fare in piscina in hotel di lusso a 6 stelle)
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