Per comprendere il Covid-19, la medicina non basta, è fondamentale analizzare altri aspetti e ricorrere ad altri tipi di scienza: psicologia, stile di vita, socialità, prevenzione. Tutte queste discipline sono talmente legate fra loro da poterci spiegare molto più di quanto possa fare la scienza. Le scienze sociali sono proprio quelle discipline che studiano lo sviluppo delle società e delle istituzioni, delle relazioni, abbracciando un numero considerevole di settori.
Covid: Cosa imparare con l’analisi dello stile di vita
Come viviamo, dove e come lavoriamo, in che misura ci prendiamo cura di noi stessi, possono raccontarci molto sull’origine del virus, sulla sua diffusione, dandoci la possibilità di monitorare l’evolversi della crisi. In Italia, ad esempio, perché il virus durante la prima ondata ha travolto il Nord del paese, con conseguenza devastanti? Analizziamo lo stile di vita di molte metropoli settentrionali: Smog oltre i limiti, sovraffollamento di locali e strade, movida, industrie, fabbriche, centri commerciali, centri urbani con una densità di abitanti oltre la norma. Se per un attimo, oltrepassiamo l’oceano, in alcune città di molti paesi, si vive in modo del tutto differente. La Florida, per fare un esempio (ma ce ne sono tanti altri); lì molte cittadine hanno case costruite lontano da centri abitati, è necessario, infatti, percorrere molti chilometri per andare a fare la spesa o per andare in farmacia. Al sovraffollamento, ovviamente, sono legati altri fattori determinanti nella diffusione del virus, come ad esempio, l’impiego massiccio dei mezzi di trasporto, l’inevitabile vicinanza delle persone fra loro. Un altro aspetto è costituito da quei mestieri che non possono essere svolti da casa, come i commessi, gli operai, i corrieri, i ristoratori, gli educatori e così via. Si tratta di un circolo: smog, mezzi pubblici, locali e strade piene. Chi esce meno, le persone che vanno a fare la spesa con la mascherina, rispettando la distanza di sicurezza e lavorano in smart working hanno una percentuale di rischio minore di quelle persone, che invece hanno necessità di uscire tutti i giorni per lavoro, prendere mezzi pubblici, stare a contatto con altre persone nel medesimo ufficio o laboratorio ecc. Molte cose potrebbero sembrarci banali, ma se comprendiamo bene come ci si contagia maggiormente è un grande passo in avanti.
Lo stile di vita, dunque, è fortemente influenzato dal posto in cui viviamo, dove e come lavoriamo. L’altro aspetto è la cura e la prevenzione, che è di solito prerogativa di uno stato sociale agiato. Chi ha la possibilità, infatti, prenota molte visite di controllo durante l’anno, mangia sano, fa attività fisica, si dedica agli hobby, alla cultura, assume integratori alimentari e così via. Infine, la presenza di presidi di medicina, laboratori, cliniche e ospedali è un’altro fattore che concorre alla comprensione dei passaggi e del modo in cui si evolve il virus. All’inizio della Pandemia, ci sono state troppe vittime perché non si comprendevano alcune dinamiche, oltre al fatto che la ricerca scientifica muoveva i primi passi fra sperimentazioni e fallimenti. Oggi, la stragrande maggioranza delle persone affette da Covid si cura a casa, con l’ausilio di App e a stretto contatto con le Asl e medici di base, ecco perché sulla telemedicina bisogna investire ancora tanto. E chi non è tecnologico? Chi è anziano e solo?
Diffusione del Covid con differenze
Inutile negarlo, se analizziamo i dati che arrivano ogni giorno ce ne accorgiamo. In alcune zone il virus corre e contagia un numero maggiore di persone, in altre zone c’è un numero maggiore di vittime rispetto ad altre parti del paese. Il covid-19 non va sconfitto solo con la medicina, ma con l’intelligenza, applicando tutte quelle formule, che permettono di monitorare, comprendere e agire per il meglio.
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