Di recente è stato approvato un accordo in Germania che prevede la settimana lavorativa di 28 ore nel settore metalmeccanico. Quando si pensa a questo paese e ai suoi abitanti vengono in mente rigidità, disciplina e un grande senso di perfezione. Negli ultimi tempi il concetto di lavoro sta cambiando ed è strano che segnali di cambiamento arrivino proprio da un paese come la Germania.
L’editoria di oggi sforna manuali che spiegano come raggiungere l’indipendenza, come lavorare meno e questi concetti, apparentemente insignificanti hanno un enorme impatto su temi come l’economia, le disuguaglianze, il consumismo e perfino sui cambiamenti climatici.
Il concetto è semplice ma è complicato attuarlo: lavorare meno e vivere di più. L’accordo raggiunto in Germania ha un obiettivo semplice ed è quello di dare la possibilità alle persone di passare più tempo con i propri cari, di impiegare il loro tempo in attività piacevoli perché il tempo è prezioso. In fondo è la filosofia della decrescita, che alcuni chiamano “decrescita felice”. Basta lavorare meno e consumare meno: gli spot pubblicitari sono messaggi che ci violentano e ci spingono al consumismo, il vero motivo per il quale si lavora molto. Se il lavoro diventa stressante, non si vive bene, non si gustano le esperienze che rendono la vita degna di essere vissuta, semplicemente perché manca il tempo.
Chi ha deciso di decrescere si è inventato un mestiere nuovo e oltre seguire una nuova filosofia di vita, consuma meno, ha sempre meno bisogno di oggetti spesso inutili.
Al di là di chi crede in un cambiamento radicale, negli ultimi tempi si sta diffondendo una nuova consapevolezza: Vi sono persone che coltivano l’orto, usano la bici, i pannelli fotovoltaici, lavorano con il co-working, utilizzano carsharing per gli spostamenti, hanno meno consumi, acquistano meno oggetti.
Consumismo e diseguaglianze
Finalmente i falsi valori stanno cedendo il posto alla bellezza e ad un uso consapevole del tempo. Il consumismo è un circolo vizioso: si lavora molto per potersi permettere auto, casa, smartphone di ultima generazione e una vasta gamma di prodotti e servizi molto costosi. Il consumismo inoltre alimenta le multinazionali e le banche che le finanziano aumentando il divario fra chi è troppo ricco e chi è troppo povero. La corsa al consumismo spinge verso modelli di produzione e di lavoro che inquinano e che creano profonde diseguaglianze.